martedì 30 novembre 2010

L'industria europea, ed in particolar modo quella italiana, non si riprenderà. Ecco perchè

Ieri sono andato a fare un po' di spese. Sono andato a comprare degli articoli per la casa in un grande negozio della catena di prodotti di arredi di origine svedese e degli articoli di abbigliamento in uno dei negozi della catena di origine francese che nel  suo nome ricorda una disciplina sportiva composto da dieci specialità. Sono due aziende di origine europea; ma gli articoli che ho comprato da dove provenivano? Un rapido esame delle etichette ed ecco i risultati: Tailandia, Taiwan, Vietnam, India, Madagascar, Brasile, Egitto e Cina. Una nota interessante: l'unico prodotto di provenienza cinese è una lampada da tavolo piuttosto sofisticata, di quelle che grazie ad un sistema di molle si può posizionare in qualunque modo ad illuminare il punto dove serve la luce. Tutti gli altri prodotti, pur appartenendo alla categoria dei prodotti così detti tecnologici (nel senso stretto e non riferito all'uso dell'elettronica), provengono da paesi ancor più "sfortunati" della Cina. I due negozi erano pienissimi di visitatori e alle casse c'era un'attesa di circa venti minuti, malgrado vi fossero moltissime casse aperte.
L'industria europea ed in modo particolare quella italiana non ce la faranno mai a competere con i produttori che forniscono queste catene commerciali e quindi penso che in un prossimo futuro la crisi industriale è destinata ad aggravarsi. A meno che industriali, sindacati, governanti e cittadini non si rendano conto che l'Italia non è un paese ricco e che è necessario un ripensamento della situazione. Purtroppo non credo che sarà così.

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